Riunione
di Librità del 24 novembre 2021
Siamo on line e non siamo tutte. Mancano Adriana,
Anna, Maria Paola e Marta. Giovannella si collegherà via telefono tramite
Patrizia perché per qualche motivo l’invito alla riunione non le funziona. Va
detto che la sottoscritta, Paola, ha fatto parecchia confusione nel diramare,
diciamo così, gli inviti; e, avendo fatto confusione, è andata nel panico
aumentando quindi la suddetta confusione. Così si è anche scordata di attivare
il registratore, il che sarebbe stato necessario visto che, quando la riunione
è on line, non riesce a prendere appunti. Quindi il resoconto… sarà quel che
sarà.
I libri da commentare erano due, in un certo senso
fusi in uno solo: Bartleby lo scrivano
di Herman Melville e Mio fratello di
Daniel Pennac
Patrizia ha osservato che non le ha giovato nella valutazione dei
due testi aver letto prima quello di Melville perché in qualche modo questo ha
tolto efficacia alla combinazione che Pennac fa del suo racconto con la storia
di Bartleby.
Rita è d’accordo con l’osservazione di Patrizia
Patrizia sottolinea anche una delle prime notazioni
che l’autore fa sul fratello Bernard, “non voleva aumentare l’entropia”. E’ un
termine scientifico, qui usato in senso figurato. Qualcuna delle amiche si
chiede cosa significhi e Patrizia spiega che approssimativamente può
significare disordine; e forse Bernard pensava al disordine dell’esistenza.
Giovannella.
Mio fratello le è piaciuto molto, l’ha commossa, Come per gli altri
interventi, mi dispiace che nel resoconto risulti impoverito quel che è stato
detto da lei.
Annamaria. Parla con grande trasporto del libro,
ricordando che anche lei ha perso anni fa un fratello molto caro.
In generale il libro di Pennac ci ha catturato
tutte, o quasi.
Zezè. Sostiene che il rapporto tra i due fratelli, e
in genere tra i membri della loro famiglia di origine, è un rapporto di non
conoscenza, mentre molte di noi pensano che il non conoscere “i segreti”
dell’altro non sia un non conoscere
l’altro; e abbiamo la sensazione che il ritratto che Pennac fa del fratello ci
restituisca invece una persona intera. Dispiace quasi non aver conosciuto
questo fratello.
Matilde. L’alternarsi Pennac-Melville le ha
suggerito il sospetto che Pennac abbia usato Bartleby come trucco editoriale
per fare un libro con un testo che altrimenti sarebbe stato troppo esiguo. Un
sospetto che è stato quasi annullato dai nostri commenti . E questo le fa
sottolineare l’utilità delle discussioni e dello scambio di idee.
Tra i commenti di cui sopra quello di Rita, che
sottolinea l’importanza nell’equilibrio del testo quel che Pennac racconta sulle
reazioni del pubblico al suo spettacolo.
Il personaggio Bartleby rimane nei commenti di tutte
una figura difficile da decifrare e definire, come difficile da capire e
definire è l’atteggiamento verso di lui del suo datore di lavoro, la voce
narrante.
Zezè. Secondo lei è uno che rifiuta la vita.
La conclusione del racconto di Melville è per tutte
struggente, molto triste.
Matilde ci parla di due libri che l’hanno molto
appassionata: di Antonio Forcellino La
Cappella Sistina, nel quale vengono
raccontati non solo le opere dei due pittori, ma anche le loro personalità, i
loro temperamenti e i loro caratteri così diversi. L’altro libro è Atlantide di Carlo e Renzo Piano: un
viaggio in barca a vela del padre e del figlio alla riscoperta delle opere
progettate dal padre.
Non ricordo che siano stati citati altri libri, e mi
scuso della dimenticanza se invece lo sono stati.
Per il libro da commentare la prossima volta ci fermiamo
presto su Borgo Sud di Donatella di
Pietrantonio. Alcune di noi l’hanno già letto e apprezzato e tutte avevamo
letto e apprezzato L’Arminuta della
stessa autrice; della quale Nilde sta leggendo anche, e lo trova interessante, Mia madre è un fiume.
Qui si conclude il mio povero resoconto, ci vediamo
il 16 dicembre. Dopo molto discutere abbiamo deciso che sarà ancora on line.