seguendo il consiglio di Patrizia ho scritto qualcosa su "Oliva Denaro" subito dopo averlo letto, se vi va leggete!! Anna
“Oliva Denaro”
di Valeria Ardone
Gennaio 2022
Un romanzo bellissimo, di
un’autrice di cui avevo già apprezzato “Il treno dei bambini”; una storia
ambientata in un minuscolo paesino della Sicilia degli anni 60, chiuso in una
mentalità arcaica, dove l’ignoranza e la maldicenza dominano e definiscono i
rapporti umani, dove le regole sono scandite dai detti della madre di Oliva: “la femmina è una brocca, chi la rompe se la
piglia”, “i film fanno venire i grilli per la testa”, “adesso vedi di tenerti
pulita”, “non correre”. Oliva è una ragazzetta di 15 anni che si fa subito
amare perché tira pietre con la fionda per difendere il suo amico Saro, cerca
lumache e dipinge di giallo il pollaio con suo padre, corre a scattafiato con i
suoi zoccoletti, ama studiare e leggere, nonostante le proibizioni e le
condanne più o meno velate dell’ambiente che la circonda, teme di diventare
femmina perché dovrà difendersi dai maschi. Ai tanti personaggi meschini,
vittime loro stesse della grettezza che le fa parlare e spettegolare, si
contrappone la figura del padre di Oliva, un uomo che resiste alle angherie
della moglie con il suo silenzio, che è legato alla figlia da un affetto
profondo, che le sta accanto e le dà forza per prendere decisioni importanti e
sofferte. La scrittrice ha un suo modo delicato, ma efficace di descrivere le
ambiguità e le contraddizioni dell’attrazione tra i sessi, le “ragioni” di chi pensa
di essere nel giusto quando impone l’amore con la violenza. Oliva, supportata
dall’amica Liliana e dal padre, dice no all’abuso subito, si ribella ad una
violenza sostenuta da una legge sbagliata e ne paga dolorosamente il prezzo.
Man mano che gli eventi si svolgono anche il personaggio della madre (prima lo strappo e dopo la carezza) si
evolve, se ne comprendono le fragilità, anche lei comincia a capire e a
cambiare, si ritrova orgogliosa a fianco della figlia. L’ultima parte del
libro, che si svolge nel 1981, ha un finale lieto, rasserenante; finalmente la
lunga lotta, che aveva imposto un doloroso allontanamento dal paese e dai
propri cari, ha termine, Oliva
riallaccia quei rapporti affettivi tanto dolorosamente spezzati, anche a
livello politico qualcosa cambia, vengono finalmente cancellate le barbare
norme che prevedevano il matrimonio riparatore e il delitto d’onore.
Il libro mi ha fatto
riflettere sulla mia infanzia: sono nata a Catania in una famiglia siciliana,
ma quando avevo tre anni ci siamo trasferiti a Roma e tornavamo in Sicilia solo
per le vacanze estive, nel 1960 io avevo 12 anni, con le mie sorelle ci sentivamo
“romane”, ci sentivamo “guardate” con una certa curiosità e interesse per
questo, prendevamo un po’ in giro nostra nonna (che quando divenne più anziana
venne a vivere con noi) per il suo accento e il suo dialetto, ci sembravano buffe
alcune vecchie zie e alcune abitudini, ma non ho mai respirato quell’aria di
oppressione che si sente pesantemente nel libro. Certamente la mia famiglia era
di un’estrazione sociale e culturale molto diversa da quella di Oliva, mio
padre, magistrato di Cassazione, autorevole e dolcissimo, di grande apertura
mentale, non ha mai messo in dubbio che noi figlie dovessimo studiare ed essere
economicamente indipendenti.