mercoledì 23 giugno 2021

Adriana - Capodanno a Napoli

 

Capodanno a Napoli


Sempre andavamo per Natale e Capodanno a Napoli. Mia madre era nata e cresciuta lì fino al matrimonio e poi a Roma per sempre. Ma, era usanza andare ogni anno a Napoli nelle feste di Natale in casa del ricco fratello di mia madre. Io incontravo i tanti cuginetti, che non mi piacevano nemmeno un po’. Parlavano strano e mi facevano i dispetti.

Grandi preparativi per tavolate piene di cose buone. Cameriera che, a me bambina, sembrava che lavorasse troppo ed era anche un po’ maltrattata! Insomma, non ero serena in quella casa enorme e piena di cugini un po’ stupidi …. forse.

Io dormivo in una camera da sola su un grande letto. La casa era grandissima e con tante stanze che si affacciavano sul Corso, detto Rettifilo. Avevo notato che sotto al mio letto c’erano tanti “scatoloni” …… un deposito, insomma. Ma, sicuramente vestiti usati, coperte, ecc.

Grande tavolata e cose buone per Natale (senza regali, non si usava!)

Capodanno. Cenone con cose alcune per me buone, altre non tanto: cozze, polipi che sembravano vivi, ecc. poi ….. i piccoli tutti a letto!!!

Avrei anche dormito se non ci fosse stato un gran traffico di persone che prendevano gli scatoloni misteriosi da sotto il mio letto. Non riuscivo a dormire …. Ogni tanto sentivo dei botti fortissimi e anche il cigolio delle carrozzelle (cavalli con carrozze – come taxi).

Il “sotto letto” mio, era stato svuotato ….. niente più scatoloni  ….???  Provo a dormire. Sono però preoccupata … c’è rumore per strada e qualche botto improvviso ….  Poi tutti gridano: è mezzanotte!!!! Auguri, Auguri !!! E scoppia una corsa ai terrazzini e si aprono gli scatoloni … sono pieni di botti, tric-trac e altri ordigni che vengono accesi e buttati in strada.

Rumore assordante, fumo soffocante. Mi alzo e vado verso mio zio, che sta sul terrazzino …. Vengo spedita a letto ma, faccio in tempo a vedere che un dito di mio zio è sanguinante.

Sono spaventatissima ….  vorrei affacciarmi ma, il fumo ha nascosto tutta la strada.

Corro a letto come ad un rifugio. Ancora fumo e botti. Ho paura ma, i miei zii e cugini ridono di me. Piccerè, ma tu sei napoletana …..  lo dovresti conoscere il Capodanno napoletano … qualche botto! … nu poco e fummo!!!

Non dormo …. ma, faccio in tempo a sentire un’autoambulanza, che nella nebbia cerca di soccorrere quelli che hanno “esagerato” e si sono fatti male.

Forse dormirò …. ma, avevo solo 5 anni e ho avuto paura … voglio tornare a Roma … ma forse anche lì il capodanno è “pauroso”.

Adriana

 

 

lunedì 14 giugno 2021

Il collegio

 L'odore stantio della minestra ti accoglieva ogni volta che entravi nella casa delle orfanelle dove si portavano le calze scucite delle allieve della scuola, da rammendare  .Chissà se le orfanelle facevano un po' di scuola anche loro o sapevano solo rammendare le calze....Non glielo abbiamo mai chiesto....suor Agnese dirigeva il collegio di noi privatiste,gestiva i professori esterni, la mattina, i nostri compiti  il pomeriggio e prima della cena; nella sala grande,tutte sedute, inaugurava il RSPI,  resoconto serale dei pensieri impuri .   dovevamo solo confessare qualcosa....c'erano molte tra noi che non avevano idea del " pensiero impuro "  altre pensavano all'impurità del corpo se non ci si era ben bene lavate,  sull'impurità dell'anima noi ginnasiali  non ci si azzardava....inutile cercarne il senso sul vocabolario. Qualcuna  più  maliziosa pensava a quel che accadeva nel dormitorio, talvolta verso la notte, quando Suor Agnese e le sorelle dormivano profondamente ( ? ) sul lato opposto del collegio mentre le nostre camerette avevano finestrelle su una stradina solitaria con un muraglione di fronte.  Talvolta saliva fino a noi una melodia che precedeva un canto sospirato....ci siaffacciava di corsa...c'era un ragazzo con la chitarra e un cantore con il giovane viso illuminato da un lampione...e lui cantava e mandava baci a tutte senza distinzioni                         

              

Commento  di Anna

“La quarta parete”                                                Sarj Chalandon

maggio 2021

 

Quando ho cominciato a leggere questo libro ho avuto molta difficoltà, non capivo affatto i tanti sbalzi temporali, i tanti riferimenti a luoghi poco conosciuti, i troppi nomi; tra l’altro la lettura è stata molto frammentaria, ho dedicato sempre poco tempo la sera o nel pomeriggio e la stanchezza mi impediva di dare continuità, a volte mi dedicavo al libro di Obama che ancora devo terminare. Man mano mi sono fatta prendere dal racconto che è diventato più chiaro e mi ha appassionato nonostante la violenza e l’orrore che dominano quasi incessantemente. Alcune descrizioni mi sono apparse talmente cruente e crudeli da obbligarmi a saltare intere frasi! Mi ha molto aiutato leggere la tesi di laurea inoltrata da Matilde, mi è servita a colmare le mie tante lacune, a partire da quelle sul mito di Antigone e alle varie interpretazioni che ha avuto da parte di filosofi e drammaturghi. Mi ha molto colpito la figura di Georges che, nonostante i suoi precedenti di violenza e aggressività, è talmente affascinato dalla personalità dell’amico Sam da mettere a repentaglio e alla fine perdere la sua famiglia e la sua vita. Tutto il racconto lascia l’amaro in bocca, è certamente una condanna feroce della guerra, che cancella qualunque soluzione o ideale, sembra che non ci sia alternativa possibile all’odio, non rimane il minimo spazio per la speranza.

 

sabato 12 giugno 2021

 ADRIANA 

12.6.2021

Ancora Napoli nei miei pensieri

… mi sono ricordata di quella volta che ho organizzato una “gita scolastica” un po’ insolita.  Ragazzi !….. andiamo a Napoli! Hanno avuto qualche perplessità…. ma io no!

Pullman o treno?  Più semplice il pullman. Nessuno si è opposto, nemmeno i genitori, solo qualche collega ha obiettato…… e se ti perdi qualcuno nei vicoli?

Ecco, partiamo….. tutto bene. Un alunno dice: ma che c’è da vedere a Napoli? Sono decisa e nemmeno rispondo.

Arriviamo! Il pullman ci lascia vicino alla stazione dei treni. Io affronto la città e metto in fila gli alunni, obbligandoli a tenersi per mano. E’ la mia città e non voglio commenti. Mi dirigo non verso il centro con i grandi viali ma, penso di andare per vicoli perché l’anima della città è quella ed è anche il luogo dove sono nata!!!! I ragazzi si tengono per mano… e fanno bene!!! Scelgo di andare verso la zona dei mercati, superare l’antica Porta Nolana della città e affrontare i vicoli!

Ecco il grande mercato della frutta e dei pesci (anche vivi e saltellanti). I ragazzi sembrano storditi, le voci napoletane che invitano a comprare “…che vulite? …. assaggiate!... “ Io cerco di tenere in fila gli alunni, sempre per mano, che sembrano divertirsi. Ecco che mi si avvicina uno dei venditori, mi bussa su una spalla, … sorridendo mi dice: “scusate, signurì, ma cos’è …. un pellegrinaggio?” Sorrido e rispondo: “Si! E’ un pellegrinaggio!!!” Era proprio vero, ho portato i miei alunni … a casa mia, dove sono nata e ho lasciato tanto tempo fa!”

P.S. dopo siamo andati dove Napoli offre le sue impareggiabili bellezze: il Lungomare con l’ombra del Vesuvio, i Castelli, la Villa Comunale, …… il viso dei miei alunni mi dice che i vicoli sono stati dimenticati…. Ora c’è la sorpresa e l’incanto di questa meravigliosa città.

Torniamo a Roma e un mio alunno dice: Napoli?... ma è bellissima!!!!

Adriana