Durante
la mia lunga non so se vacanza o degenza in Sardegna, ho letto Quei laceri galloni d’oro, il libro
scritto da Zezè sulle vicende della sua famiglia durante la seconda guerra
mondiale.
Suo
padre, ufficiale di marina, dopo l’8 settembre 1943 rifiutò – come la grande
maggioranza dei militari italiani – sia di aderire alla Repubblica di Salò sia di
lavorare per il Terzo Reich, e fu quindi imprigionato in Germania.
Sua
madre, i suoi fratelli maggiori e lei stessa – allora piccolissima – si rifugiarono
a Esperia in Ciociaria, nella casa della famiglia materna; lì subirono prima i
bombardamenti alleati poi la liberazione da parte dei soldati marocchini – i
cosiddetti Goumiers – comandati dal generale francese Juin; quei soldati approfittarono
ampiamente della promessa, fatta loro dal generale, di 50 ore di razzia e
saccheggio del territorio. Razzia e saccheggio che comprendevano la violenza su
tutte le donne che non riuscirono a sfuggir loro. Questa vicenda avrebbe poi ispirato
a Moravia il romanzo La ciociara e – come
nota Zezè – se non ci fosse stato questo libro, sulla vicenda delle
“marocchinate”(come furono chiamate le donne vittime della violenza dei Goumiers)
sarebbe calato un silenzio ancora più pesante di quello che nel dopoguerra quasi
la seppellì.
Mi
scuso con quelle che hanno letto il libro, per queste righe di cui non avevano
certo bisogno.
Ho
letto il libro con molto interesse, in poco tempo come appunto i libri che
interessano. E qui voglio notare una cosa che direi singolare, se non fosse che
purtroppo la seconda guerra mondiale ne ha avute infinite di storie singolari e
incredibili. La singolarità propria di questa storia però è che una sola
famiglia, divisa da migliaia di chilometri, è stata coinvolta in due vicende
collettive importanti e gravissime, diverse tra loro e che però hanno in comune
una cosa: per molti anni sono state quasi dimenticate e oggi ancora non sono
abbastanza conosciute. Per questo ha fatto bene Zezè a scrivere e comporre
questo libro, troppe storie che ci farebbero scoprire un pezzo di mondo muoiono
con chi le conosce e non le racconta.
Sono Letizia
RispondiEliminagrazie Paola del commento al libro di Maria Luisa Zezè, ancora non ho avuto occasione di leggerlo, interessante la tua nota sul fatto che i due avvenimenti drammaticissimi siano avvenuti nella stessa famiglia! Grazie a Zezè di aver avuto la forza di scrivere questo libro e di aver quindi ridato risalto ad avvenimenti poco conosciuti.
Care Paola e Letizia e le altre che stanno ancora leggendo, mi importa molto che abbiate colto il sommarsi, nella stessa famiglia e contemporaneamente, di due vicende drammatiche,familiari e collettive poco pubblicizzate. Io stessa, che ne ero parte, ne ho ricostruito a distanza di tempo l'importanza.Questo testo ha occupato la mia vita negli ultimi anni, ho faticato per ricerca e pubblicazione,ma sta restituendo molto a me ed alla mia famiglia. Se vi sono chiarimenti o domande da parte vostra sarei felice di rispondere, intanto grazie davvero per l'interesse.
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