mercoledì 16 febbraio 2022

seguendo il consiglio di Patrizia ho scritto qualcosa su "Oliva Denaro" subito dopo averlo letto, se vi va leggete!! Anna

“Oliva Denaro”                                                  di Valeria Ardone

Gennaio 2022

 

Un romanzo bellissimo, di un’autrice di cui avevo già apprezzato “Il treno dei bambini”; una storia ambientata in un minuscolo paesino della Sicilia degli anni 60, chiuso in una mentalità arcaica, dove l’ignoranza e la maldicenza dominano e definiscono i rapporti umani, dove le regole sono scandite dai detti della madre di Oliva: “la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia”, “i film fanno venire i grilli per la testa”, “adesso vedi di tenerti pulita”, “non correre”. Oliva è una ragazzetta di 15 anni che si fa subito amare perché tira pietre con la fionda per difendere il suo amico Saro, cerca lumache e dipinge di giallo il pollaio con suo padre, corre a scattafiato con i suoi zoccoletti, ama studiare e leggere, nonostante le proibizioni e le condanne più o meno velate dell’ambiente che la circonda, teme di diventare femmina perché dovrà difendersi dai maschi. Ai tanti personaggi meschini, vittime loro stesse della grettezza che le fa parlare e spettegolare, si contrappone la figura del padre di Oliva, un uomo che resiste alle angherie della moglie con il suo silenzio, che è legato alla figlia da un affetto profondo, che le sta accanto e le dà forza per prendere decisioni importanti e sofferte. La scrittrice ha un suo modo delicato, ma efficace di descrivere le ambiguità e le contraddizioni dell’attrazione tra i sessi, le “ragioni” di chi pensa di essere nel giusto quando impone l’amore con la violenza. Oliva, supportata dall’amica Liliana e dal padre, dice no all’abuso subito, si ribella ad una violenza sostenuta da una legge sbagliata e ne paga dolorosamente il prezzo. Man mano che gli eventi si svolgono anche il personaggio della madre (prima lo strappo e dopo la carezza) si evolve, se ne comprendono le fragilità, anche lei comincia a capire e a cambiare, si ritrova orgogliosa a fianco della figlia. L’ultima parte del libro, che si svolge nel 1981, ha un finale lieto, rasserenante; finalmente la lunga lotta, che aveva imposto un doloroso allontanamento dal paese e dai propri cari,  ha termine, Oliva riallaccia quei rapporti affettivi tanto dolorosamente spezzati, anche a livello politico qualcosa cambia, vengono finalmente cancellate le barbare norme che prevedevano il matrimonio riparatore e il delitto d’onore.

Il libro mi ha fatto riflettere sulla mia infanzia: sono nata a Catania in una famiglia siciliana, ma quando avevo tre anni ci siamo trasferiti a Roma e tornavamo in Sicilia solo per le vacanze estive, nel 1960 io avevo 12 anni, con le mie sorelle ci sentivamo “romane”, ci sentivamo “guardate” con una certa curiosità e interesse per questo, prendevamo un po’ in giro nostra nonna (che quando divenne più anziana venne a vivere con noi) per il suo accento e il suo dialetto, ci sembravano buffe alcune vecchie zie e alcune abitudini, ma non ho mai respirato quell’aria di oppressione che si sente pesantemente nel libro. Certamente la mia famiglia era di un’estrazione sociale e culturale molto diversa da quella di Oliva, mio padre, magistrato di Cassazione, autorevole e dolcissimo, di grande apertura mentale, non ha mai messo in dubbio che noi figlie dovessimo studiare ed essere economicamente indipendenti.

2 commenti:

  1. Sono Paola, hai detto molto bene. In particolare hai notato come la scrittrice mostri"le ambiguità e le contraddizioni dell'attrazione tra i sessi" che è un suo merito. Non sono tanto d'accordo sul fatto che il finale sia lieto: è vero, la famiglia si ritrova e c'è serenità, ma Oliva, se è diventata quello che voleva diventare, ha però pagato un prezzo molto alto per la sua battaglia; è stata sacrificata almeno in parte quella sua vitalità che la faceva correre a scattafiato, tirare pietre con la fionda e dipingere di giallo il pollaio. Il padre è un bellissimo personaggio, ma lo è anche la madre: la sua durezza è il risvolto della rassegnazione all'ingiustizia, rassegnazione che sembra essere per lei l'unico modo per ridurre il danno delle "disparità" sociali e di genere. Però il coraggio e la determinazione della figlia la cambiano.

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  2. Sono Letizia
    Non ho letto il libro per vari motivi ma la critica di Anna mi ha descritto molto bene la situazione. Io ho vissuto per 5 anni a Palermo dove ho fatto le scuole medie, quindi piccoletta ma ricordo benissimo che quando,con la mia famiglia, mi sono trasferita a Napoli, quando uscivo da sola mi sentivo incredibilmente libera e non disturbata continuamente da frasi,sguardi e "toccamenti" vari da parte di uomini, soprattutto sugli autobus -una situazione opprimente!
    Erano gli anni 50. Negli anni seguenti sono tornata spesso a Palermo (mia sorella sposata con un siciliano) e ho visto le cose lentamente cambiare. Cercherò di leggere il libro che mi ha incuriosito.

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